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Alla scoperta delle storie sociali: il diritto di comprendere si coltiva fin dall’infanzia

Con il pedagogista Marco Pontis scopriamo questo prezioso strumento che migliora la comprensione sociale di bambini, ragazzi e adulti con disturbo dello spettro autistico favorendo al contempo l’inclusione.

“Le storie ci accompagneranno finché esisterà l'uomo”, affermava lo scrittore Malamud. A dimostrarlo sono le storie stesse che continuano a vivere e a coinvolgere attraverso i vari canali con i quali raggiungono i destinatari. Che si tratti di libri, dipinti, film, fumetti, interviste, fotografie, reportage, podcast, post sui social, la sete di storie è qualcosa che accompagna da sempre l’esistenza dell’uomo tanto da diventarne una necessità.

Per conoscere meglio le caratteristiche delle storie sociali ci confrontiamo ancora una volta con Marco Pontis, pedagogista e docente di Pedagogia e Didattica speciale delle disabilità intellettuali e dei disturbi generalizzati dello sviluppo all’università di Bolzano oltre ad essere responsabile e consulente di altre realtà. Sul tema delle storie sociali tiene corsi di formazione in qualità di docente per il Centro Studi Erickson.

 

Una storia non è solo fonte di emozioni ma anche un modo per riflettere, comprendere meglio il mondo e se stessi, rispecchiarsi, mettersi in discussione, aumentare la consapevolezza. Non basterebbe un intero articolo per esplicitare l’articolato ventaglio di valenze che le storie possiedono da quando esistono, attraverso l’atto creativo e successivamente quello comunicativo.

 

Le storie sociali: che cosa sono e quali obiettivi si pongono

 

In questa occasione ci concentriamo sulle cosiddette storie sociali e sul loro grande valore correlato all’obiettivo di una vera inclusione. L’obiettivo è infatti quello di aiutare i bambini, le bambine, gli adolescenti e in generale le persone con disturbo dello spettro autistico o disabilità intellettiva a comprendere meglio le situazioni sociali che riguardano la vita quotidiana e non solo.

 

La comprensione consente infatti di diventare protagonisti di queste situazioni, di capirle, di sperimentarle con più serenità e non da ultimo di favorire maggiormente l’inclusione stessa. Non dimentichiamo inoltre che poter comprendere e quindi capire e scegliere sono diritti fondamentali da tutelare, per questo le storie sociali sono strumenti preziosi già a partire dalla scuola.

 

Partiamo dalla definizione: che cosa sono le storie sociali?  Possiamo definire le storie sociali brevi racconti scritti che hanno l’obiettivo di fornire e chiarire le informazioni sociali implicite - spiega Marco Pontis - Le storie sociali permettono in questo modo di accedere a una comprensione maggiore di convenzioni sociali, valori condivisi, motivazioni che spingono le persone a adottare determinati comportamenti”. 

 

E sottolinea: “La strategia della scrittura a quattro mani, bambino con educatore o educatrice, di una storia sociale è ad esempio finalizzata all’esplicitazione delle informazioni salienti sulla situazione, sulle regole sociali o convenzioni, attraverso la descrizione chiara e semplificata di concetti astratti e idee, utilizzando anche immagini e riferimenti visivi, sulla base dei bisogni specifici del singolo destinatario”. 

 

 

Gli “ingredienti” di una buona storia sociale

 

A questo punto ci chiediamo: quali sono gli ingredienti per realizzare una buona storia sociale in grado di concretizzare gli obiettivi esplicitati? “Prima di tutto il formato della storia, scritta ad esempio in stampatello maiuscolo e corredata di immagini o fotografie, deve essere scelto a seconda delle caratteristiche e delle competenze della persona per la quale la creiamo”.

 

Personalizzazione e chiarezza, intesa come fruibilità, rappresentano quindi un aspetto fondamentale mentre prepariamo la “bozza” della nostra storia sociale.

 

Con Marco Pontis approfondiamo altri aspetti importanti relativi alla creazione di una storia sociale, sfatando anche il luogo comune del fatto che sia facile farlo. Sul web e non solo si trovano purtroppo diversi esempi di storie che vengono definite sociali ma che in realtà non lo sono, rivelando quanto affidarsi all’improvvisazione e alla scarsa conoscenza del tema non sia una cosa rara.

 

“Scrivere una buona storia sociale che sia in primo luogo sicura da tutti i punti di vista (fisico, sociale ed emotivo) non è così immediato e semplice - puntualizza Marco Pontis - Sono necessarie competenze specifiche oltre che esercizio nella creazione e nell'utilizzo di alcune delle più importanti caratteristiche delle storie sociali”.

 

Ingenuità e assolutizzazioni nelle storie sociali possono davvero indurre a situazioni anche rischiose.

 

Da non dimenticare il ruolo chiave delle immagini: “La presenza di illustrazioni permette di chiarire e migliorare la comprensione del testo - spiega Marco Pontis - Possono essere utilizzati  pittogrammi, fotografie, simboli, eccetera”.

 

 

La costruzione di una storia sociale: gli elementi di cui tenere conto

 

Con Marco Pontis scopriamo altri utili consigli per genitori, fratelli o sorelle, insegnanti, educatori o educatrici che desiderano creare una storia sociale che possa definirsi tale.

 

“Occorre ideare un titolo che indichi in modo chiaro il significato generale della storia” sottolinea. “Nella storia utilizzeremo la prima o la terza persona a seconda delle esigenze specifiche del destinatario”.

 

Altro aspetto saliente “l’utilizzo di un linguaggio positivo, con descrizioni di risposte e comportamenti senza usare frasi negative. Se diventa necessario fare riferimento a comportamenti negativi è bene farlo sempre in terza persona, ad esempio: ‘A volte le persone possono fare qualcosa che feriscono un’altra persona senza volerlo: questo è un errore’”.

 

Un’indicazione fondamentale che permette alla persona che fruisce della storia sociale di non identificarsi con l’aspetto negativo menzionato.

 

Ulteriore elemento da considerare, ci illustra Marco Pontis, è “l’applicabilità in senso letterale, con l’uso di locuzioni come ‘di solito’  e  ’a volte’  per assicurarne la correttezza ed evitare l’introiezione da parte del bambino di una regola sociale inflessibile”.

 

Nota importante: se il bambino o la bambina avesse un disturbo di comprensione del linguaggio è possibile utilizzare le immagini che esplicitino questi concetti facendo precedentemente un lavoro accurato di associazione immagine-concetto.

 

Conosciuti questi ingredienti possiamo dire che le storie sociali, se realizzate adeguatamente, concorrono a promuovere e allo stesso tempo a tutelare un diritto fondamentale: quello dell’autodeterminazione.

 

Sara Bellingeri

 

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