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CENTRO DON CALABRIA: SOSTEGNO E INCLUSIONE PER TUTTE LE ABILITÀ

 

Miglioramento, inclusione, valorizzazione. L’attività del Centro Polifunzionale Don Calabria scorre su questa triade di obiettivi avvinti tra loro e sempre rivolti a un riferimento prezioso: la persona, con tutte le sue qualità da scoprire e allo stesso tempo da sostenere, al di là delle fragilità.

Attivo sul territorio veronese, di cui è fiore all’occhiello, il Centro si rivolge a bambini e bambine, adolescenti, adulti con disturbi complessi e disabilità, anche gravi, sviluppando progetti volti a promuovere l’autonomia e l’integrazione a più livelli. Non a caso è definito polifunzionale.

Nelle sue diverse sedi vengono infatti svolte attività di riabilitazione multidisciplinare, anche attraverso una convenzione con il servizio sanitario, formazione e riqualificazione professionaleinserimento lavorativoassistenza socio-sanitaria promozione educativa. Il tutto grazie a percorsi personalizzati che tengono conto sia delle problematiche che dei punti di forza delle persone coinvolte, coltivandone le potenzialità e costruendo un progetto di vita.

Anche la squadra di lavoro è multidisciplinare e composta da professionisti del settore assistenziale, educativo, sanitario, formativo, del lavoro e amministrativo. Gli stessi spazi fisici rispondono alla natura articolata dei servizi con diverse sedi. Sono presenti servizi diurni, sia per l’area sociale che riabilitativa, tre gruppi appartamento per disabili adulti e una comunità alloggio gestita dalla “Fondazione Opera Don Calabria – Don Luigi Pedrollo”. Un ruolo cardine lo ricopre l'area formativa che include un organismo di formazione, un servizio di mediazione al lavoro e un servizio per la formazione dedicata ad adulti e aziende. Presente anche una convenzione con il Parco Natura Viva per fare terapia assistita con gli animali e rivolta all’età evolutiva.

“Ragioniamo partendo sempre dai bisogni della persona disabile, nostro punto di riferimento per costruire le varie attività” sottolinea il direttore della struttura Federico Patuzzo, con cui abbiamo voluto confrontarci per conoscere meglio il Centro che nel tempo si è misurato con bisogni sempre più elevati.

Coltivare un progetto di vita partendo dall’inclusione

All’interno del Centro Don Calabria un ruolo cardine è svolto dai percorsi di inclusione anche, ma non solo, di tipo formativo e lavorativo, come spiega Federico Patuzzo: “Il nostro intento è quello di creare opportunità, a seconda delle esigenze presenti”. Sono stati così strutturati percorsi sia per persone senza disabilità, iscritte alla scuola professionale del Centro, sia con disabilità lieve e anche grave. “In quest’ultimo caso l’obiettivo riguarda il consolidamento delle abilità e il miglioramento delle autonomie” chiarisce il direttore.  

Il punto di forza è la costruzione di percorsi personalizzati per valorizzare le potenzialità di ogni persona. Numerosi i giovani con diversi tipi di disabilità che in questi anni, terminate le scuole medie, si sono formati all’interno del Don Calabria imparando un vero e proprio mestiere favorito da un lavoro di sinergia con gli altri servizi presenti nel Centro e con i servizi territoriali dedicati al collocamento. “L’errore è pensare che con la firma del contratto di lavoro venga raggiunto un punto di arrivo - spiega il direttore del Centro - In realtà inizia tutto: per rendere ottimale l’inserimento occorre fare un’importante attività di affiancamento non solo della persona disabile inserita ma anche dei colleghi”.

A proposito di inclusione lavorativa ci confrontiamo con Mario Corso, responsabile dell’area formativa del Centro. “Con le famiglie lavoriamo sulla consapevolezza che in questi circa quattro anni di formazione si costruisce un progetto di vita che va condiviso, altrimenti si rischia di fare qualcosa di scollegato - spiega - Un ruolo importante è ricoperto dagli stage che permettono ai ragazzi di misurarsi con esperienze lavorative vere e proprie all’interno di un’azienda.”

Entrando nel dettaglio scopriamo come: “Viene promossa una corrispondenza tra le parti. Abbiamo testimonianza di aziende che hanno assunto i ragazzi al termine dell’esperienza al loro interno. Ci sono anche giovani con disabilità che hanno raggiunto una qualifica professionale e poi si sono iscritti al quarto anno ottenendo il diploma. Questo conferma quanto il percorso educativo e formativo associato all’esperienza lavorativa abbia accresciuto la loro autostima e consapevolezza di sé, permettendo di superare le difficoltà”

Sono due i percorsi professionali concretizzati dal Centro negli spazi didattici di Bovolone, uno di sala bar e uno di cucina. “Portiamo i nostri ragazzi all’interno di un comparto professionale scelto da loro - racconta Mario Corso - La nostra scommessa è quella di promuovere le loro potenzialità in un contesto educativo e formativo mirato ad un inserimento sociale e lavorativo. La caratterizzazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale ha permesso di raggiungere risultati di successo anche a giovani con problematiche di apprendimento o comportamentali che poi hanno trovato la loro dimensione e che sono per noi motivo di grande soddisfazione”. Si aggiunge infine un ulteriore percorso, nella sede di Verona, all’interno del comparto artigianato e tessile dedicato alla disabilità grave.

Parliamo anche del servizio civile, dodici gli operatori volontari attualmente impiegati nelle varie attività. “Le richieste sono tante, crediamo nella formazione e non ci piace l’idea di attivare collaborazioni per fare fotocopie - sottolinea Federico Patuzzo Dev’esserci un rapporto di reciprocità: chi fa servizio civile è per noi un valore aggiunto ma anche un impegno nel seguire l’attività seriamente”.

Sfide e progetti tra presente e futuro

Partendo dall’attualità, come siete riusciti ad affrontare questi mesi di emergenza sanitaria e soprattutto a conciliare l’esigenza di percorsi terapeutici in presenza con le norme di prevenzione? “Abbiamo scelto la via meno comoda assumendoci il rischio di non chiudere mai, nemmeno nella fase 1 - spiega Federico Patuzzo - Abbiamo tenuto aperto la struttura sia erogando servizi in presenza, per le situazioni urgenti e non differibili, sia rimodulando gli stessi progetti riabilitativi. Abbiamo anche sperimentando modalità innovative a distanza relative alla formazione, nei casi in cui era possibile. La consulenza scolastica è, ad esempio, realizzabile anche da remoto, sempre grazie al coinvolgimento delle famiglie. Nel contesto socio-sanitario, relativamente ai centri diurni, per i casi più gravi, abbiamo invece attivato un’assistenza domiciliare, quando le famiglie erano d’accordo: non neghiamo infatti il timore nei confronti del virus”.

Il Centro Don Calabria è inoltre molto attivo sul fronte del lavoro di rete con diverse realtà, come ci illustra il direttore: “Riguardo all’ambito della disabilità grave abbiamo promosso un tavolo di confronto sia a livello provinciale, con altre strutture, sia regionale. Abbiamo nel frattempo creato anche un tavolo allargato con le altre sedi dell’Opera Don Calabria di Ferrara e di Termini Imerese, in Sicilia. Cerchiamo di capire come soddisfare nel miglior modo possibile i bisogni degli allievi”.

Quello del Covid-19 è un periodo complesso ma è il modo di affrontarlo che cambia la prospettiva, come ci conferma Federico Patuzzo: “Tutto quello che abbiamo vissuto lo cogliamo come una sfida e l’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che stiamo facendo, con uno sprono in più”.

                                                                                                                                                                                                                 Sara Bellingeri 

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO