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Curiosità e formazione: così si crea l’innovazione in azienda

Intervista con Paolo Errico di Maxfone e presidente del Comitato della Piccola Industria di Confindustria Veneto per parlare di innovazione in rapporto ai giovani, al mercato del lavoro e alle sfide che guardano al futuro.

Innovazione. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola magari solo per condire discorsi insipidi o riempire spazi vuoti d’intenti, senza arrivare a capire di che cosa realmente si trattasse? Ma più accade questo, più la voglia di parlare di innovazione concretamente diventa forte, soprattutto guardando al futuro.

Per rispondere a questa esigenza, che s’intreccia direttamente con le aspettative riguardanti il mercato del lavoro, ci confrontiamo con chi, dell’innovazione, ha fatto il proprio filo conduttore a livello progettuale, lavorativo e non solo. Approdando sul territorio veronese intervistiamo Paolo Errico, amministratore delegato dell’azienda Maxfone, nata a Verona nel 2010, che si occupa dell’analisi, valutazione e strategia relativa ai cosiddetti big data, ossia i megadati. È inoltre presidente del Comitato della Piccola Industria di Confindustria Veneto.

Partendo dal fronte aziendale, chiediamo quali sono gli ingredienti che possono definire un’impresa realmente innovativa. “Per dirsi tale deve innanzitutto sapere coltivare lo spirito della curiosità, questo a prescindere dal fatto che in alcuni mercati o sei innovativo o sei finito - chiarisce - L’innovazione è qualcosa che viene alimentato dalla volontà di sviluppare cose nuove. Se ci chiediamo invece come si riesce a mantenere questa viva curiosità posso dire facendo tanta ricerca e sviluppo oltre a tentare di capire che cosa vuole il mercato, questo sia per noi che per i nostri clienti. L’innovazione vive guardando al futuro anche e soprattutto mantenendo una costante formazione in azienda”.

In un periodo complesso come quello dell’emergenza sanitaria ed economica attuale, l’innovazione rischia di diventare una possibilità per pochi o è piuttosto la chiave di volta per proseguire?

L’innovazione resta un fattore determinante per la sopravvivenza di tutte le imprese ed è imprescindibile se si vuole essere veramente competitivi, indipendentemente dal contesto in cui si opera. A maggior ragione adesso, chi saprà cogliere bene la parte di innovazione digitale secondo me può avere delle buone opportunità. È chiaro che c’è chi si potrà permettere velocemente questa cosa e chi meno ma le imprese piccole di solito sono le più dinamiche. Nel mercato in generale non conta essere il più grande ma il più veloce quindi per me l’innovazione resta un’opportunità”.

Parliamo di giovani e innovazione, chiedendoci se la formazione universitaria prepari adeguatamente su questo fronte e se i giovani stessi, facendo ingresso nel mercato del lavoro, caldeggino l’innovazione. “Un’azienda che fa entrare nel suo contesto un neolaureato, a prescindere dalle competenze che quest’ultimo possiede, ha il vantaggio di portare dentro un punto di vista molto utile - evidenzia Paolo Errico - I giovani sono infatti i nuovi consumatori e questo è un vantaggio per l’impresa per capire come operano i mercati e come i consumatori decidono. Ne ho conferma proprio all’interno della nostra azienda dove effettuiamo vari stage: quello che portano in ragazzi è sempre molto interessante. Posso inoltre dire che le persone che vengono da noi sono sempre molto preparate oltre che disponibili. Molto dipende dal tipo di università che hanno frequentato, se la formazione è più accademica oppure che punta all’operatività”.

Con Maxfone vi occupate dei cosiddetti big data: qual è stata la sfida più grande affrontata finora nel rapportarsi con questo? “La sfida più grande è stata proprio all’inizio perché quando sei troppo innovativo rischi di essere troppo avanti rispetto al mercato. Oggi in particolare con la pandemia l’opinione pubblica ha capito che cosa sono, 8 anni fa era una cosa considerata più complessa. La stessa intelligenza artificiale per lavorare necessita di dati, è fondamentale che i professionisti capiscano che i dati sono strategici per il futuro e rappresentano un vantaggio rispetto ai competitor. Si tratta di un processo di consapevolezza che pian piano sta aumentando ricordando che la nuova sfida resta sul digitale e che alla base di tutto ci dev’essere la qualità del prodotto o del servizio”.

E allora buona innovazione a tutti/e!

                                                                                                                                                                                                  Sara Bellingeri

SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO, FORMAZIONE POST-DIPLOMA, FORMAZIONE PROFESSIONALE