Skip to main content

Disturbi dell'attenzione e iperattività ADHD

 

Cosa sono i disturbi dell’attenzione? A che età si manifestano ed è possibile fare una diagnosi?
Si tratta di condizioni caratterizzate da difficoltà di attenzione che si possono manifestare in diversi modi e possono presentarsi a qualsiasi età. L’elemento comune è ovviamente il deficit attentivo; con il termine attenzione si intende un meccanismo cognitivo che ci consente di dare rilevanza ad alcuni stimoli, scartandone altri.

In letteratura non si è ancora giunti ad una definizione condivisa sull’argomento ma quello su cui gli scienziati concordano è che non ha senso parlare di un unico tipo di attenzione quanto piuttosto di più processi di elaborazione delle informazioni che operano a differenti livelli.

Chi presenta questo tipo di problemi può manifestarlo in diversi modi:
• scarsa cura ai dettagli ed errori (a scuola e/o a lavoro) dovuti a disattenzione;
• poca attenzione nei compiti o anche nei giochi;
• tendenza a non seguire le istruzioni o a non terminare le proprie attività;
• evitamento di compiti che richiedono impegno attentivo;
• perdita di oggetti necessari per le proprie attività;
• sbadataggine;
• difficoltà a rimanere fermi;
• tendenza a correre e arrampicarsi (soprattutto nei bambini) in contesti inappropriati;
• un parlare eccessivo;
• impulsività (risposte precipitose senza lasciar terminare le domande, difficoltà ad attendere il proprio turno, interruzione degli altrui discorsi e comportamento invadente).

Il disturbo più famoso in questo ambito è senza dubbio l’ADHD (disturbo da deficit attentivo con iperattività).
I deficit attentitivi si evidenziano spesso durante una valutazione condotta da uno psicologo e/o da un neuropsichiatra infantile. L’iter diagnostico prevede di solito la raccolta di informazioni da diverse fonti (genitori, insegnanti) mediante interviste semistrutturate e/o questionari, colloqui con paziente e familiari e una valutazione testistica approfondita per conoscere le difficoltà e i punti di forza della persona.

Quali ostacoli può incontrare un ragazzo che soffre di un disturbo da deficit di attenzione/iperattività?
Nei bambini queste difficoltà molto spesso portano a scarso rendimento scolastico, peggioramento delle relazioni con i coetanei, rimproveri da parte degli adulti, senso di inadeguatezza, ansia e demoralizzazione, che a loro volta accentuano il problema di base.
Quanto appena detto di solito persiste in adolescenza e anche in età adulta. Le manifestazioni però di questo disturbo si modificano: all’iperattività si sostituisce un senso interiore di agitazione e l’inattenzione si evidenzia con scarsa organizzazione delle proprie attività che si traducono in una scadente resa scolastica, lavorativa e sociale.

Quali sono le strategie educative che genitori e insegnanti possono mettere in atto per sostenere i ragazzi con disturbi dell’attenzione? Cosa può fare la scuola per comprendere le loro difficoltà e includerli in un ambiente sereno?
Solitamente alla fine del percorso diagnostico si possono mettere in atto specifici interventi personalizzati in base al profilo del paziente, che spesso coinvolgono i genitori come ad esempio, il parent training, un programma formativo specifico per genitori di bambini e ragazzi che presentano una particolare difficoltà quale ad esempio il disturbo di attenzione e iperattività, che prevede molteplici incontri e coinvolge entrambi i genitori, può essere svolto in coppia o anche in piccoli gruppi. L’obiettivo di questi incontri è offrire informazioni corrette sulle problematiche dei figli e fornire strumenti e tecniche specifiche per superare i momenti di difficoltà, l’idea alla base di questi training formativi per genitori è che l’informazione e la consapevolezza genitoriale porti a migliorare le abilità nella gestione delle difficoltà, altrimenti destinate ad accrescersi a causa di pratiche educative spesso fondate su una cattiva informazione.
Altre tipologie di intervento sono il training cognitivo, un insieme di attività che puntano al potenziamento delle abilità cognitive, e la psicoterapia laddove si ritenesse opportuno un lavoro sul senso di inadeguatezza e demoralizzazione conseguenti a tale disturbo e sulle relazioni con i pari.
In ambito scolastico lo studente con disturbo dell’attenzione può usufruire, a seconda del caso, della normativa BES del 2012 che prevede la possibilità di adottare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni e studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato.
Per gli insegnanti esistono dei percorsi di teacher training che fanno parte degli interventi offerti dalle NPI (Neuro Psichiatria Infantile) del territorio per la presa in carico del bambino con ADHD. Il teacher training è una formazione di gruppo rivolta a insegnanti che abbiano in classe uno o più alunni diagnosticati come ADHD; tale percorso ha lo scopo di fornire tre principali competenze ai docenti coinvolti:
1. Capacità di osservare e interpretare correttamente il comportamento del bambino in classe. L’obiettivo che si intende raggiungere è quello di chiarire la natura di questo disturbo ed evitare l’instaurarsi di false credenze; 
2. Capacità di strutturare spazi, tempi e compiti in modo da sostenere l’apprendimento del soggetto ADHD. Vengono forniti suggerimenti su come creare un ambiente che possa essere sia facilitante per il bambino/ragazzo, sia per l’instaurarsi di una buona relazione insegnante/alunno. L’obiettivo è mostrare come poter intervenire sull’ambiente per ottenere dei cambiamenti nelle manifestazioni comportamentali del soggetto; 
3. Capacità di utilizzare in modo efficace strumenti e strategie per favorire l’integrazione del soggetto ADHD nel gruppo classe.
Agli insegnanti vengono presentate alcune strategie per la gestione dell’alunno in classe, in modo particolare per far fronte alle difficoltà relazionali che potrebbero manifestarsi in seguito ad alcuni comportamenti impulsivi messi in atto dal bambino con ADHD. L’obiettivo è fornire strumenti per intervenire nel contesto classe e aumentare le possibilità di successo relazionale e inserimento sociale del bambino.


A cura della Dott.ssa Maria Antonietta Donà
Psicologa e psicoterapeuta

Laureata in psicologia indirizzo clinico, la Dott.ssa Maria Antonietta Donà lavora come psicologa e psicoterapeuta. È specializzata in psicologia della salute ed è esperta del sistema delle competenze. Da diversi anni svolge attività di consulenza, colloqui di orientamento e azioni di gruppo presso Cosp Verona.

Inoltre lavora come psicoterapeuta presso Psychoarea, associazione di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, presente a Verona e Piacenza che si propone di attivare le potenzialità di sviluppo psicologico delle persone fornendo strumenti utili alla conoscenza e alla gestione delle maggiori problematiche psicologiche delle persone che esse incontrano nel rapporto con se stessi, nelle relazioni familiari e sociali. Lo spirito che anima le attività dell’associazione e le proposte formative è il rispetto di tutte le esperienze e situazioni di vita e la convinzione che la persona sia protagonista delle propria promozione personale e soggetto attivo nel processo di cura, autoconoscenza e di soluzione delle proprie problematiche.

Photo credit: www.amenclinics.com

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO, SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO, ATTIVITÀ EXTRA CATEGORIA