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Verona: città a prova di start up

 

Parliamo della fase delicata ed emozionante dell’avvio di una nuova impresa. Per la nostra intervista ci siamo confrontati con la Camera di Commercio locale attraverso cui, dal 2016, si sono costituite ben 77 aziende. Il referente Pietro Scola ci illustra la realtà attuale.

 Dall’idea alla sua concretizzazione, dal progetto scritto alla nascita vera e propria. Quando parliamo di attività imprenditoriali, esiste un nome preciso per definire quella fase unica nel suo genere nella quale si fanno succedere le cose dopo averle pianificate con determinazione. Si tratta del cosiddetto avvio che in gergo chiamiamo ormai comunemente start up.

Affacciarsi sull’articolato e affascinante ambito delle start up significa, allo stesso tempo, cogliere le caratteristiche peculiari di un territorio, confrontarsi con le dinamiche del mercato e non da ultime con le aspirazioni di uomini e donne che hanno scelto di mettersi in gioco con una nuova avventura professionale.

Per affrontare il tema ci siamo focalizzati su una provincia che possa fungere da testimone per la regione Veneto. Approdiamo così a Verona, città universitaria e dinamica sul fronte imprenditoriale. Per conoscere al meglio il mondo veronese delle start up abbiamo interpellato una realtà che ha il polso della situazione: la Camera di Commercio.

Numeri e aspirazioni made in Verona
Dati alla mano, i numeri relativi al tema ci offrono un primo e importante riscontro. A partire dal 2016, attraverso l’ente camerale sono state costituite ben 77 imprese. Nel solo 2019 sono invece 31 le start up attivate. 180 in tutto le aziende iscritte alla Camera di Commercio territoriale che eroga diversi servizi a loro sostegno e di cui parleremo meglio in seguito.

Ma non ci limitiamo ai soli numeri. Emerge, infatti, una triade prolifica dal punto di vista dei cosiddetti avvii. I settori informatico, medicale e ambientale si rivelano quelli più fervidi dal punto di vista delle progettualità. Variegata l’età dei soggetti che hanno messo in piedi nuove attività. Si va dalla fascia under 30 coinvolgendo anche quella dei 50 anni, a dimostrazione che non esistono confini anagrafici per dare vita a progetti imprenditoriali. Ancora sussiste una prevalenza maschile tra le figure dei fondatori ma comunque non eccessivamente soverchiante.

Idee oltre i confini territoriali: un esempio virtuoso
Al di là dei numeri sono prima di tutto le storie a traghettare esempi di esperienze significative. Così accade anche in ambito lavorativo. Resta importante chiedersi quali sbocchi abbiano avuto le imprese nate a Verona e scopriamo che in diverse svolgono un’attività che presenta un impatto di carattere sovralocale. Questo significa che sono sorte sul territorio ma che poi i loro servizi o prodotti hanno superato i confini raggiungendo altri contesti. Così è accaduto nel caso dell’azienda COLOMBOSKY S.R.L. guidata da tre giovani imprenditori veronesi il cui progetto s’intreccia fortemente alle attuali e urgenti esigenze di tutela ambientale. I referenti hanno, infatti, ideato un software in grado di intercettare in maniera meticolosa l’inquinamento dei mari. Il programma ha ottenuto conferme talmente forti che ora l’azienda lavora anche a New York e a Londra. Come dire: made in Verona ma con gli orizzonti lanciati ben oltre.

Informazione e affiancamento: dall’avvio alla continuità

E ora ddentriamoci nel vivo dei primi passi di una start up. Quando si avvia un’impresa sono diversi e non sempre semplici i passaggi da affrontare. Ne parliamo con un esperto sul tema: Pietro Scola, dirigente area Anagrafe Registri della Camera di Commercio. Scola gestisce da tempo con passione questa parte di lavoro dedicato alla nascita delle aziende. Che idea si è fatto del tessuto imprenditoriale veronese, tracciando un bilancio generale? “Posso dire che a Verona esiste fermento imprenditoriale e che ci sono numerosi imprenditori e imprenditrici con le idee ben chiare - racconta - Ci siamo confrontati spesso anche con persone che non erano alla prima esperienza ma che comunque necessitavano di aggiornamenti. Come ente camerale seguiamo vari passaggi: dalla valutazione del business plan alle informazioni generali fino alla consulenza in campo giuridico e fiscale”. Non manca poi tutta la parte corposa di strumenti e servizi per lo sviluppo dell’impresa digitale.

Forte attenzione è riservata alle start up innovative, ossia quelle società di capitali che hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.

Importante sottolineare anche come le tempistiche di attuazione siano cambiate snellendosi notevolmente. Se prima l’avvio vero e proprio richiedeva a livello burocratico anche una ventina di giorni, ora in massimo 24 ore si diventa ufficialmente un’impresa iscritta al registro dedicato.

 

A cura di Sara Bellingeri
Giornalista e Libera professionista

PONTE CON LE AZIENDE, ATTIVITÀ EXTRA CATEGORIA